». E le ragazze risposero: «C’è. Gli è lì innanzi, che va per offrire a Dio il sacrifizio col popolo. Salite e ce lo trovate». Quando furono alla porta, ecco Samuele muoveva loro incontro, fatto avvertito da Dio del venire di Saul, e che l’aveva a ungere in re. Proprio sulla porta di città si presenta Saul a Samuele e domanda: «La casa del Veggente, di grazia?». E Samuele: «Son io. Vieni meco al sacrificio; e mangerete in mia compagnia; e domani ve ne anderete; e ti dirò quel che cerchi. Le ciuche smarrite l’altr’ieri, non te ne dare briga, son bell’e trovate. E di chi ha egli a essere se non di te e della casa del padre tuo il meglio che c’è in Israello?». Rispose Saul: «Non sono io forse della minima fra le tribù d’Israello? E non è forse la mia schiatta l’ultima tra le famiglie di Beniamino? Perchè dunque parlate, o signore, a me così?». Samuele non rispose, ma con atto amorevole accennò che venissero.
Quando fu l’ora del mangiare, il vecchio Samuele entrò nella stanza con Saul e col servo, e li mise in capo di tavola, con stupore de’ convitati, ch’erano circa trenta. Vedete che il servo del re novello gli è messo accanto, acciocchè Saul e tutti conoscano che l’onore è sovente dono gratuito della Provvidenza di Dio; e acciocchè Saul, fatto re, abbattendosi in quel povero garzone col quale egli aveva girato la montagna cercando le ciuche, apprendesse umiltà in quella vista. Samuele fece mettere innanzi a Saul (gliene aveva serbata) la spalla dell’agnello offerto al Signore co’ soliti riti.
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