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      Mette sè a pari col suo scudiero fa bene; giacchè lo scudiero ci metteva la vita, senza sperarne nè gloria nè lucri. Il mestiere de’ servitori, è quasi sempre patire senza mercede di gratitudine senza onoranza di lodi nè di compianto morire.
      Si mise Gionata col compagno per l’erta via aspra, a arrampicarsi con le mani e co’ piedi; tentando prima ogni masso se regga. E sotto le mani e sotto i piedi gli rotolavano i sassi, rimbalzando, e scheggiandosi. Montava ansante, e additava allo scudiero il passo più sicuro, egli primo al pericolo. Quando li videro i Filistei a scendere per quelle balze, duro varco alla capra e al camoscio, stupirono e si pensarono che tanto non avrebbero osato pochi guerrieri. E il suono delle pietre rotolanti, e il suono delle voci de’ due ripercosse dagli echi del monte e il suono dell’armi o scosse nè salti o striscianti sul sasso, e il luccicar degli elmetti al sole ardente, e lo sparire de’ due salenti fra le punte e i radi cespugli, e il riapparire sempre più presso alla cima, sembrò alle guardie filistee come un sogno pauroso. E stavano lì fermi senza sapere nè lanciar giavellotto nè scoccare saetta.
      Gionata s’aggrappava all’ultimo masso: e’ non ancora ben fermo su quello, più coll’urto che col taglio della spada fa precipitare giù il Filisteo, troppo tardo oramai alla fuga. Gli altri fuggenti, egl’insegue con le grida e col ferro; e lo scudiere, dietrogli, atterra i lasciati da lui. Venti uomini quasi cascano morti nella metà dello spazio che un par di buoi in una giornata arerebbe.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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