Il maraviglioso terrore portato dalla voce de’ due valorosi si diffonde nel campo come fiamma portata da’ venti. Sin que’ Filistei che in ischiera erano usciti alla preda, se ne risentirono; come il calore dell’incendio si distende più là che non giunga la vampa.
Le vedette di re Saul da Ghibea adocchiano la moltitudine caduta per il monte e per la campagna, o dispersa, come foglie, parte giacenti, e parte levate dal turbine. E Saul dice a’ suoi: «Cercate e vedete chi di noi manchi». Cercarono; e vedono che Gionata collo scudiero suo fido era via. Intanto che Saul interroga il sacerdote Achia del volere divino, ecco cresce il rumore, e si fa sempre più chiaro; rumore come di fuga confusa, non di fervente battaglia. Sentì re Saul quasi l’odore della vittoria, e diede il grido della mossa; e i petti di tutti i secento che eran seco, echeggiarono al grido. Corsero al luogo della mischia, ed ecco vedono che, forsennati di terrore, i Filistei avevano rivolte l’un contro l’altro le spade e vedono strage grande.
Que’ perfidi e codardi tra gl’Israeliti, che, quasi terra sgretolata dall’acqua corrente, s’erano mano mano aggiunti al nemico per timore di morte e per brama di preda, ecco adesso lo abbandonano, e ritornano a quelli ch’erano con Saul e con Gionata: antico mestiere de’ vili, che serbano il coraggio come moneta da spendere con usura dannosa al fratello che ha di bisogno. E tutti quegli Israeliti che s’erano rimpiattati nella montagna d’Efraimo e altrove, tesero trepidando l’orecchio al rumore dell’armi; poi, rassicurati, porsero il capo fuor delle grotte e delle cisterne, e uscirono; e, sicuri ormai della compiuta vittoria, gridarono sè apparecchiati a battaglia.
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