E quando quegli ebbe svoltato il sentiero, Davide si levò dal luogo dov’era fra gli alberi folti da parte di mezzogiorno; e voleva inchinarsi davanti al suo Gionata per affetto di gratitudine. Tre volte fecero l’atto; ma Gionata lo tenne, e l’abbracciò: e si baciarono. Ambedue piangevano ma Davide più. Gionata, distaccandosi da quegli abbracciamenti: «Va in pace, gli disse, fratello mio. Ricordati dell’amicizia nostra». Davide si scosse, e partì dopo ribbracciatolo senza parola. Ritornò Gionata alla città, doloroso e solo, ma pur consolato dell’aver salva così cara vita; e portò alla sorella Micol le novelle, e le preghiere e i consigli del profugo marito: e piansero.
RISPETTATE I DEBOLI DI MENTE
Per fuggire dall’ira di Saul, pensò Davide(10) d’andarsene nel paese di Get, nemico a Israello; del qual paese era Golia, quel gigante che il pastore aveva atterrato colla sua fionda. Com’ebbero visto Davide i servitori di Achi re del paese di Get, credendo far cosa grande al re, e avere vanto di saper come cani, annusare la preda, dissero: «Non è forse Davide questi, il vincitore, al quale danzando cantavano: Vinse Saul mille, e Davide diecimila? Sentì Davide tali discorsi, e, al modo come già lo guatavano, vide che dal re di Get era assai da temere: la quale cosa e’ poteva aspettarsi anche prima. E, a campare dal pericolo, pensò un’astuzia non degna, per verità, di tale uomo; fingersi pazzo. E fece un viso spaurito; e stava con le mani spenzolone, e gli occhi stravolti; e dava di cozzo negli stipiti, invece d’entrare dagli usci; e si lasciava sulla barba arruffata sgocciolare la bava.
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