Pagina (209/258)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Così lo condussero dinnanzi ad Achi. Al vedere quelle sconce cose, disse il re alla sua gente: «Perchè vedendo ch’egli era un matto condurlo d’innanzi a me? Non ce n’è forse de’ pazzi fra noi, che mi portiate a vedere anche questa così per vaghezza?».
      Poteva il re per vendette della toccata sconfitta, pure al sentire che costui era tenuto per Davide, tuttochè così deformato ammazzarlo. Certe polizie d’oggidì sono un po’ più curati di queste cose: e non solo agguantano le persone sospette, ma anco chi le somiglia. È dunque un sentimento d’umanità nella noncuranza del re prelodato; della quale gli dobbiamo tanto più saper grado, quando lo paragoniamo alla spietatezza e sconoscenza ospitale di Saul. Ma Davide dal suo canto non doveva mai mettere sè stesso al cimento di simulare pazzia per salvarsi con cotesta finta. Era bugia di fatto anche questa; e’ mentiva alla propria ragione. Men male, però, far il pazzo per salvare la pelle, che fare lo scimunito e il sordo per empiersi il ventre: men male rinnegare per un momento le apparenze della sana ragione, che rinnegare per sempre la propria coscienza, e per vile paura o speranza vile farsi adulatore, arnese di servitù, sgherro, spia.
      Ma tutti coloro a cui cade il destro di vendicarsi di male, patito a diritto o a torto che sia dovrebbero con generosità più deliberata imitare quest’Achi re del paese di Get. Tutti dovrebbero rispettare i pazzi e gl’imbecilli, e riguardare gli offensori ingiusti come turbati di mente o come scemi; senza dispregio, riguardarli così, ma con occhi di compassione sincera, e pregare Dio acciocchè non lasci crescere il numero degli scemi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





Achi Davide Saul Davide Achi Get Dio