Combattè, e vinse; e salvò gli abitatori di Ceila. E dopo fatto il bene, gli stessi compagni suoi, dianzi restii, n’ebbero conforto al cuore perchè la consolazione dell’affetto è cosa tanto più alta che il soddisfacimento della passione, quanto il dolce lume del sole di Sebenico è meglio che il calore d’una stufa di Vienna. Se Davide avesse detto: «I’ ho di catti a pensare a’ fatti miei! Il mio nemico è re Saul; e chi fa male a’ sudditi di re Saul, è il mio collegato»; se Davide avesse parlato così, non avrebbe avute le benedizioni di Ceila liberata, nè tante altre benedizioni che, al vedere, non avevano vincolo alcuno con quell’opera generosa, ma pure erano unite con quella, come le foglie d’un medesimo fiore, che allegherà poi in dolce frutto. Il merito d’un’opera generosa s’imprime nell’anima come suggello profondo; e quel suggello medesimo può stamparsi in altre opere e in altri desiderii e pensieri, e venirsi in modo mirabile moltiplicando,
NON METTERE GLI UOMINI A CIMENTO
Rapportarono al re (sempre si trova della gente puntuale a rapportar male, come gli uomini onesti a pagare un debito), rapportarono a Saul, che un giovanetto della famiglia di Achimelec era fuggito da Nobe, e ricoveratosi a Davide. La qual fuga gli fece dispetto, come se fosse un frodo di tributo legittimo debito a lui. Gli rapportarono inoltre che Davide co’ suoi si trovava a Ceila, fermativisi, dopo liberatala dal nemico. Il re allora disse: «Iddio me l’ha dato nelle mie mani, dacchè egli s’è chiuso in una città che ha porte e serrami». Saul nomina Iddio: la rovina del suo nemico, e’ la reca a Dio come grazia.
| |
Ceila Sebenico Vienna Davide Saul Saul Davide Ceila Saul Achimelec Nobe Davide Davide Ceila Iddio Dio
|