Io, quanto a me godo dal poter attribuire a merito d’umanità e di valore generoso quest’atto; perchè poter credere al bene è consolazione grande; e chi non ci crede, potendo, costui forse attrae a sè il male ch’egli ha sospettato. Credere che i men buoni non siano capaci d’azione o intenzione buona, è un calunniare la natura umana tutta quanta, un far torto a sè stesso, un condannare irremissibilmente sè stesso se mai cadesse.
IL DEBOLE CHE PERDONA
Il luogo dove Saul diede volta per correre sopra i Filistei (che, come segue, intendevano cogliere il destro delle discordie intestine per malmenare Israello), quel luogo fu detto Pietra del distacco, a memoria della grazia che Dio fece a Davide, e del merito che acquistò verso il suo popolo infelice re. Davide, ringraziando Iddio dello scampo come di miracolo, è a credere però che non godesse dell’avvenimento che n’era stato cagione, cioè dell’incursione fatta dall’armi nemiche; non ne godesse se non quando seppe della vittoria conseguita. Pare difficile non si rallegrare del male altrui, quando torni a comodo nostro; pare difficile cosa; ma è debita e necessaria a chi ha cuore retto.
Dalla solitudine di Maon se n’andò Davide nei sicuri luoghi d’Engaddi. E come Saul fu tornato dalla battaglia, e seppe ch’egli era nella solitudine d’Engaddi, se n’andò con tremila scelti da tutto Israello alla caccia crudele; com’uomo che smette per faccende la caccia, e, sbrigate, a quella ritorna. Poteva Davide tra que’ burroni attenderlo al varco e co’ suoi secento, rotolando massi e vibrando saette dall’alto, distruggere que’ tremila: ma Davide, ubbidiente a’ consigli di Samuele, e della coscienza propria e del cuore, riguardava con riverenza il padre di sua moglie e dell’amico prezioso suo; come se il sangue di Saul fosse sangue delle sue proprie vene.
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