Il torvo re frantendeva cotesta generosità; la intendeva per paura, che il genero fuggisse dinnanzi alla sua maestà, come la paglia dinnanzi al soffiare del vento. E però corrergli dietro a quella maniera, lo stima un bell’atto di regio coraggio. E come chi va tentoni al buio, e a ogni rumore si volge or qua or là cercando; così re Saul per que’ monti pigliava ora a diritta ora a manca: e pareva uomo preso da febbre smaniosa, che non trova luogo. Al vedere Davide, conoscente del paese alpestre, al vederlo mostrarglisi da una parte, e poi dietro alle macchie sparire, e ricomparire lontano su un’altura erta, lontano tanto che dal basso pareva non più grande d’un uccelletto che posa sul ramo, e una fronda lo cela; e al vedere il re dissennato seguitarlo, anelante a quel sangue, come cervo alla fonte; e, oppressandoglisi, rimanere deluso, perchè già la sua preda s’era levata di lì, e come sasso rotato, scesa già per iscoscesi pendii nella valle; al vedere cotesto giuoco incessante, quel povero re vi avrebbe fatto pietà, com’uomo uscito di senno. S’inerpicava per scogli dirupati, dove l’agile muffolo appena si slancia appuntando le corna; dove il verde rado e i pochi fiori che a state già matura fanno primavera lassù, piede d’armento non li preme mai, nè man d’uomo li coglie.
Un giorno, scendendo da quei precipizii a mezzo la costa, si abbattè Saul a una di quelle capanne dove la state il pastore riposa la notte badando alle pecore; e nel verno il viandante, andando da luogo a luogo per la solitudine, trova un po’ di legna da sgranchiare le membra assiderate, e una pietra difesa dalla neve, ove posare il suo capo stanco.
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Saul Davide Saul
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