Ecco intanto quel che guadagnò l’Amalecita crudele ad abbandonare in via un servo infermo così. Pensate un po’ le preghiere che avrà sparse indarno quell’uomo sull’atto d’essere deserto; come invocata la pietà ora di questo, ora di quello, e di tutti; e di che grida avrà fatto risuonar la campagna, e perseguitati col lamento coloro che spensierati se n’andavano via, meditando la dovizia della preda. E quando, allontanatisi, non han più sentita la voce di lui sarà parso a loro d’aver discacciata da sè il ronzio d’un insetto molesto. Ma il dolore di quel povero forestiero fu come una striscia di sangue che, dal luogo dov’egli giaceva, segnò lunga traccia infino al luogo dove gli Amaleciti predatori furono colti dal ferro di Davide.
Furono colti che stavano mangiando e bevendo, e facendo gran festa delle spoglie prese sì dalla terra de’ Filistei e sì dalla terra di Giuda. Tumultuosa allegria, somigliante al suono confuso di torbide onde, o al canto roco d’uomo che abbia la voce dal vino ingrossata e tremante. Mista ai frizzi le ingiurie, e il fremito al ghigno, e ai giuochi le risse; e le bestemmie interrompevano le mal sapute canzoni. Chi gode piaceri troppo facili e male acquistati, ha mal godimento. Vennero improvvise su quella baldoria, come gragnuola su mèsse matura le spade de’ compagni di Davide. Gli Amaletici confusi, chi cerca l’armi sue gettate per terra o sospese ai rami degli alberi; e nel cercarle è trafitto; chi, dalla crapula sbalordito, tentenna, e stramazza senz’urto: l’un nell’altro dànno di cozzo, e non discernono nemici da amici: le vivande e le vesti tinte di sangue.
| |
Amalecita Amaleciti Davide Filistei Giuda Davide Amaletici
|