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      E presi la benda di re, ch’egli aveva intorno al capo; e l’armilla del braccio, e l’ho portata, signore, (eccola), a voi». Davide non diede mente a cotesto; ma, come le parole di quell’uomo si approssimavano alla morte di Saul, così Davide si mutava tutto in volto; e prese a stracciarsi le vesti di dosso, e levò grido di pianto co’ suoi più fidati, e digiunò fino a sera dal dolore sopra Saul e sopra il figliuolo di lui, e sopra il popolo del Signore, e sopra la famiglia d’Israello umiliata, e tanti prodi periti di spada. Il dolore del caro suo Gionata abbracciava anco il padre; e la pietà del popolo per cui Davide aveva combattuto tanti anni, copriva, quasi gran manto, la testa del re suo nemico. Poi, le anime non cattive si commuovono sui caduti, per cattivi che siano; e pensano con terrore alle vicende umane, e a’ giudizi di Dio, che vengono or come messaggero notturno, ora come guerriero che armato sfida a battaglia l’anima sprovvista. La qualità della morte lo conturbava di spavento; in pensare alle lunghe ambasce dell’agonia, a quel combattere di tutta intera la morte in corpo robusto e in un ispirito presente a’ proprii danni e rimorsi.
      Davide, richiamato ch’ebbe il giovane messaggero, e con ansietà veloce interrogatolo d’altri particolari della battaglia, domandò: «Di che luogo sei tu?». Il quale rispose: «Sono figliuolo d’un Amalecita, di lontano di qui». E Davide dice a lui: «Perchè non hai tu temuto di metter mano a uccidere il consacrato da Dio?». Chiamò Davide uno de’ suoi e comandò che uccidesse l’Amalecita, e: «Il tuo sangue, disse, sia sopra il tuo capo; chè la tua bocca ha dato la tua sentenza, dicendo: Al consacrato da Dio diedi morte». La morte dell’uccisore non faceva già vivere Saul, nè Gionata il buono; ma a que’ tempi era molto frequente la pena del sangue, la quale, col procedere del vero sentimento cristiano tra’ popoli della terra, andrà sempre più diradando.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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