Se qualche libro, che tenta detrarre all’unica grandezza e bellezza di questo, trova lettori, non però di veri dotti né del popolo vero; non è da confondere il breve strepito dello scandalo e il morboso prudore della curiosità colla persuasione sincera e colla fede profonda. Ch’anzi la docilità con la quale taluni piegano il libero intelletto alle congetture gratuite, ai fantastici congegni, alle contraddizioni palpabili dei neganti la divina origine di quel libro, dimostra come la credulità sia più incredula d’ogni superstizione. A questo proposito reco qui sotto due mie lettere sulla così detta età della pietra; e prego i lettori a cui di tale credulità bisognassero prove, leggano nella ristampa ultima de’ Sinonimi le nuove e viete cose che certo professore insegnava intorno all’origine dell’umano linguaggio, per dimostrarcela bestiale. I grugniti precursori di Dante, le scimmie progenitrici di Raffaello, i tavolini che vengono a far le veci de’ tripodi antichi; ecco le scoperte e le rivelazioni di cui vorrebbero farci andare superbi coloro che discredono al mirabile della Bibbia, siccome non degno de’ progressi e de’ lumi nostri; mirabile che con tutta la più accertata storia del genere umano si trova, per monumenti e per tradizioni, per ragionamenti e per effetti, indivisibilmente conserto. Di tali obiezioni i credenti nel vero potrebbero andare superbi se potessero credere che i loro avversarii non hanno l’origine stessa, e se non li umiliasse il pensiero che la razza umana può tanto scadere.
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