Non si fermò qui l'ingegno feracissimo di sempre nuove, e mirabili speculazioni del Torricelli, ma togliendo talvolta il suo pensiero dalle cose mattematiche, ed alle fisiche rivolgendolo, quivi ancora penetrò molto addentro, e nobili scoprimenti vi fece; e spezialmente fu nobile, e prezioso parto del suo fecondissimo intendimento, la famosissima Esperienza dell'argento vivo, la quale ha dato grande, e bella occasione da molti anni in quà, a tutti gli uomini scienziati di speculare. Di questa fu inventore il Torricelli, siccome ancora della ragione della pression dell'aria, dalla quale ella depende. Considerò quanto scrisse il Galileo nei primo Dialogo intorno alla resistenza de' corpi solidi all'essere spezzati, che l'acqua nelle trombe, che si dicono operare per attrazione, non arriva oltre a diciotto braccia in circa d'altezza, e che quando trapassa, tosto si rompe, lasciando voto lo spazio superiore; onde gli venne in pensiero, che prendendo un corpo, molto più grave dell'acqua, quale appunto sarebbe stato l'argentovivo, e ristringendolo in un cilindro di vetro, averebbe potuto fare il vacuo dentro ad uno spazio molto minore, di quello, che si ricercava per farlo coll'acqua. Fece perciò fabbricare una canna di vetro intorno a due braccia di lunghezza, che da una parte s'allargasse in una palla, e dall'altra restasse aperta; e s'immaginò, che empiendola d'argentovivo, e ben turata voltandola, e sommergendo l'apertura della canna dentro ad altra quantità d'argentovivo posto in un vaso, e dipoi aprendola, l'argentovivo si sarebbe nella palla calato a basso, e che restando sospeso, giusta il suo calculo, all'altezza d'un braccio, e un quarto, averebbe lasciato nella palla, e in parte ancora nella canna uno spazio, che verisimilmente si sarebbe potuto creder vacuo.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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Torricelli Esperienza Torricelli Galileo Dialogo
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