Ma se cadendo il medesimo grave dall'istessa altezza io lo riceverò colla mano libera per aria, in modo ch'ella possa cedere, e ritirarsi nel pigliare il grave, io sentirò pochissimo colpo; e tanto minore proverò la forza della percossa, quanto maggiore sarà il tempo della ceduta.
Chi per ispezzar la noce la ponesse sul guanciale, e per rompere il diamante lo mettesse sur una tavola di legno, grandissima parte della sua forza perderebbe la percossa: poiche col cedere, e col sottrarsi della cosa frangibile, si dà tempo al percuziente, e si fa che egli in quel tempo vada applicando, non uniti, ma distribuiti, e per così dire, appoco appoco, i momenti della sua forza. Ma chi percuotesse il diamante con il martello d'acciajo temperato (come dicono) a tutta tempera, sopra un'incudine di simil durezza, sicche il diamante non potendo cedere, ne dar tempo alla percossa, fusse astretto a ricevere i momenti del colpo quasi tutti assieme, credo certo che non ostante qualsivoglia durezza, anderebbe in polvere.
Chi poi col medesimo martello d'acciajo durissimo, che rompeva il diamante, e col medesimo impeto percuotesse una noce sopra una balla di lana, forse non la romperebbe; poichè se bene il diamante non potè resistere a quella moltitudine d'impeti accumulati, che gli piombarono addosso tutti in un tratto, la noce nondimeno, benche tanto più frale, potrà resistere a tutti i medesimi, quando ella col cedere possa dividergli, ed incontrarne pochi per volta per potergli vincere.
L'antico Orazio non poteva mica in un sol tempo resistere a tutte le squadre armate di Porsena assediatore; poteva bene sull'angustie d'un Ponte andar contrastando con quattro, o sei di quei soldati; e morti questi poteva forse resistere ad altrettanti, e dopo quelli ad altrettanti ancora.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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Orazio Porsena Ponte
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