Ora nell'ammaccarsi i due corpi concorrenti, il centro del grave percuziente con moto grandemente impedito, discenderà per qualche spazio. E il tempo, o lo spazio di questa discesa impeditissima, è quello che si dà per effettuare l'estinzione dell'impeto.
Sul principio del contatto il moto, o impeto del percuziente, è tutto vivo; dopo aver superato un quarto della detta scesa impeditissima, se ne sarà estinta parte; quando sarà à mezzo dell'ammaccatura, ne sarà estinto più, avendo avuto più contrasto; in fine si riduce a non camminar più oltre, cioè ad aver perduto tutto l'impeto, e si riduce al punto della quiete senza moto alcuno, privo di tutta la velocità, che aveva acquistata nella caduta precedente. Così niuna materia del mondo risalterà, ma resterà dopo la percossa, e cedenza, immobile, e morta: se però qualche nuova causa non produce nuovo impeto, e nuovo momento di velocità nel mobile.
Abbiamo l'esempio nei projetti all'insù, nei quali l'impeto và mancando, e finalmente s'annichila tutto, perche egli opera in contrario, e gli si oppone la repugnanza della propria gravezza. Quando il projetto è giunto al punto sublime, l'impeto impresso è estinto tutto. Se nuova causa operante non producesse impeto nuovo, sarebbe sciocchezza aspettare, che il mobile ritornasse in giù, in virtù dell'impeto della projezione.
Si potrebbe opporre l'esperienza del pallone, ed altre cose, le quali mentre risaltano danno segno che l'impeto non si è estinto. Ma in favor nostro sarà non solo l'esperienza del pallone, ma anco di tutte l'altre materie corporee.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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