Quel che fa l'aria nel pallone, l'opera la lane nelle palle, l'aria ne pori del legno, o cose simili, che io non sò. L'istesso seguirà quando sia scagliato il piombo, o la terra sulla superficie dell'istesso pallone, o sulla pelle del tamburo. Risalterà il projetto, non già perchè gli resti più parte alcuna dell'impeto della projezione; ma solo perchè in lui si genera impeto nuovo dalla forza della pelle, che volendo tornar con prestezza alla sua costituzione, lo rispinge da se, come fa la corda dell'arco nello scagliar la saetta.
Ma seguitando le obbiezioni; potrebbesi opporre, che fin ora abbiamo scusato, per così dire, la codardia della percossa, la quale avendo in se forza infinita, non fa poi effetti se non piccoli. Ma chi la difenderà quand'ella non faccia operazione di sorte alcuna? O questo si, che si nega assolutamente; anzi asserisco, che niuna sorta di percossa tanto debole si può mai ritrovare, che non faccia effetto in qualunque gagliardissimo resistente. E chi diminuisse anco mille volte più la forza di quella debolissima percossa, ed invigorisse mille volte più la durezza del solidissimo repugnante, in ogni modo un colpo solo di quella percossa farebbe effetto in questo fortissimo resistente. Segno manifesto (quando ciò sia vero) che la forza della percossa sia infinita. Confesso che nelle percosse debolissime, non si conoscerà l'effetto d'un colpo, ne di dieci, ne anche di cento; ma però col progresso del tempo si vedrà ben l'operazione di molti; indizio, ed argomento evidentissimo, che il primo colpo operò. La dimostrazione è chiara.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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