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      Qual maraviglia sarà dunque se quell'urto, il quale porta seco i momenti accumulati per lo spazio di mezz'ora farà molto maggior effetto, che quello il quale non porta seco altro, che le forze, e i momenti accumulati in quaranta battute di polso?
      Io inclinerei forse a credere, che se e' fusse possibile di racchiudere, e ristringere dentro a un vilissimo emisfero di noce, ma infrangibile, tutta quella forza, e fatica, che nello spazio di mezz'ora è stata prodotta dal traente del nostro immaginato Vascello, crederei dico, che forse quel leggierissimo guscio facesse nell'atto dell'urtare, la medesima operazione, che faceva l'immensa mole del navilio. Ma un guscio di noce lasciandosi muovere troppo presto, non permette che altri imprima in esso tanta virtù, e tanta forza, quanta se ne imprime in una macchina immensa di un gran corpo mobile. Se una persona mediocremente gagliarda, appoggiate le spalle ad un muro di quest'edifizio, durasse a spinger in esso una mezza giornata continua, con intenzione, e con vanto di rovinarlo; io non so qual di noi sarebbe sì continente del riso, che non beffeggiasse il novello Sansone.
      Nondimeno le forze prodotte da colui, potrebbero forse esser sufficienti, non dico per rovinare un edifizio, ma per ispiantare una montagna; quando però si potessero unire, ed applicar poi tutte insieme in un urto solo. Se fosse possibile, com'in effetto è, che tutta quella forza generata nel tempo di un mezzo giorno, non fusse stata applicata appoco appoco alla muraglia resistente, ma si fusse andata conservando in qualche ricettacolo, e poi in ultimo si fusse applicata tutta in un tratto al muro resistente, io fortemente dubiterei, che in cambio di dar materia di riso, si fosse rinnuovata l'antica Tragedia de' Filistei.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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