Con un altro fra pochi giorni, continuando il paradosso, ci sforzeremo provare la leggerezza assoluta di tutte le cose.
Le Nereidi stabilirono un giorno di voler comporre una Somma di Filosofia. Aprirono la loro Accademia colà ne' profondissimi fondi dell'Oceano del Sur. Cominciarono poi a scrivere i dogmi della Fisica, conforme facciamo ancor noi abitatori dell'aria nelle scuole nostre. Vedevano queste Ninfe curiose, che parte delle materie praticate, discendevano nell'acqua abitata da loro, e parte ascendevano. Però subito senza star a pensar ciò, che potesse seguire negli altri Elementi, conclusero, che delle cose alcune son gravi, cioè terra, pietre, metalli, e simili, poichè nel mare discendono; ma alcune son leggieri, come aria, sugheri, cera, olio, ed una gran parte de' legnami, perchè salgono dentro all'acqua. S'elle procedessero temerariamente, o nò, seguitando la semplice scorta del senso, senza correggerla coll'uso della ragione, io non lo so: so bene, che potrebbero difender la causa loro, con l'esempio riverito di Filosofi venerabili. Io fabbricando poi chimere tra me stesso m'accorsi, che era comportabile l'errore d'inconsiderazione commesso da quelle Donzelle marine, le quali pronunziarono per leggieri molte cose da noi tenute per gravi. Fantasticava coll'immaginazione, e mi dipingeva sopra la testa un altissimo pelago d'argentovivo. Ecco che io son nato, ed allevato nel fondo di questo fluido metallo, conviemmi ora scrivere un Trattato sopra la leggierezza, e la gravità. Subito fatto un tantino di reflessione discorro così. Sono tanti anni, che io pratico in questo gorgo, dove per esperienza continua ho veduto sempre, che bisogna tener legato tutte le sorti di roba, fuor che l'oro, acciocche elle non sormontino, e se ne fuggano verso l'alto.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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