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      Potrebbe alcuno rispondere, che le piante hanno bensì la propensione d'andar verso la parte del Cielo Meridionale, donde vien loro l'influenza amica; ma però convien, ch'elle spuntino con indifferente pendenza dalla superficie orizontale della campagna spianata, e che però sorgano erette al piano sottoposto.
      Ammetterei questa ragione, quand'io non avessi veduto sorgere gli alberi anco sulle coste pendenti delle montagne, dove si conosce, che essi non hanno riguardo alcuno, ne all'andar verso la Zona passeggiata dal Sole, ne al partir con angoli eguali dalla superficie terrena; ma solo osservano indifferentemente il partir a dirittura dal centro della terra. Segno assai evidente, che l'interno principio delle cose create sia il fuggir dal centro. Forse amano l'andare a dilatarsi, e per dir così, a respirare nell'ampiezza del Mondo più spazioso. Che ignobile appetenza sarebbe quella delle cose mondane, se elle desiderassero d'andare a confinarsi nelle più intime angustie della terra? dove, o non potrebbero giammai pervenire, o pervenute che fossero, resterebbero sepolte lungi dalla natura vegetante, nel gielo d'una perpetua morte, nell'ozio d'una semtipiterna infecondità.
      Sogliono nelle quistioni controverse della natura, osservar come la medesima natura si governi in cose non molto differenti; così poi s'argumenta, come si dice, a simili, e s'inferisce, che nel caso che si ha per le mani, l'istesso possa intervenire.
      Osservo che nella diffusione della luce, nell'emanazione delle spezie visibili, nello spargimento del suono, la natura sempre si serve di quelle linee, che chiamano divergenti, le quali partendo da un punto, si diffondono in una sfera.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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