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      Entra il Galileo alla presenza di quelli, che ivi sono adunati, ciascun de' quali nell'intimo del cuore ammira, e riverisce il gloriosissimo suo nome. Par che dovessero tutti innalzarsi, e con offici di prontissime accoglienze essergli attorno ad accarezzarlo, ed abbracciarlo come un Iride d'allegrezza, e un'Aurora di consolazione. Ma io m'immagino tutto il contrario. Mi par di vederli turbati, e alzati alcuni de' più vicini, farsegli avanti con viso acerbo, e con linguaggio da lui non inteso addimandargli, che cosa voglia, e chi l'abbia fatto ardito d'entrar là dentro, appunto come s'egli non fusse quel famoso, ch'egli è, ma un vecchierello ordinario, incolto di corpo, e d'animo, com'egli appariva nel sembiante esteriore. Eccovi dunque provato, che la fama non serve a nulla. Odo subito una prontissima risposta la qual dice; perche non lo conoscono. Ed io soggiungo. Se quelli, i quali lo vedono presenzialmente, non lo conoscono, come faranno poi a conoscerlo quelli, che son per nascere di quì a mill'anni? sento replicarmi l'onoreranno senza conoscerlo. O questo sì, ch'io affermo esser veramente impossibile. Dimostriamolo manifestamente nel caso immaginato dell'Accademia Olandese. Mi dite voi, che ciascuno di quegli colà adunati, onora il Galileo, e non lo conosce. Ed io vi provo, che niuno di quegli onora il Galileo; perche quando comparisce egli stesso alla presenza di tutti, nessuno lo riverisce. Adunque è necessario, che ciascuno avesse in testa sua qualche fantasma figurato pel Galileo (siccome l'abbiamo tutti delle persone famose antiche) al quale concedeva quelle lodi, e quelle onoranze, che al vero, e reale Galileo si convenivano.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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