Povero Alessandro. Parvi forse, Accademici, ch'egli abbia conseguito quel fine, per il quale si mosse ad intraprender così perigliose, e malagevoli imprese? Vediamo qual fosse il suo fine. Io mi pensava una volta, che l'intenzione del fiero giovine, fusse d'accrescer l'Imperio con dilatare i confini del Regno al pari di quei del mondo: o pure d'accumular tesori, saccheggiando gli erarj della Persia, e di tutto l'Oriente; ovvero di sfogar il genio della gioventù instabile, con pellegrinaggi lontani; o gli incentivi dell'età focosa colle Regine fatte prigioniere. Ma i tesori erano da lui sparsi con prodigalità; de i Regni erano alle volte maggiori i donati da lui, che i tolti.
E le Regine schiave, a si bel cuore,
Fur materia di gloria, e non d'Amore.
Ritrovai finalmente detta da lui medesimo la cagione del suo gran movimento. Alza una volta la voce in Quinto Curzio contro quel suo prigione di Licia, il quale esagerava la difficoltà delle strade alpestri, che passar doveva per esequir un'impresa. Pensi tu forse, che per quei sassi dirupati, dove hai potuto gir tu per causa d'armenti, Alessandro per la gloria, e per l'eternità della lode, non possa andare? Questa lode, e questa gloria immortale per cui tanto s'affaticò il celebrato Re della Macedonia, a chi vien ora per vostra fe attribuita da i posteri del secolo lontano? al nome d'Alessandro? No, perche il nome essendo un semplice accozzamento di caratteri, o al più una tal formazione di voce, si rende totalmente indegno di lode, ed incapace di biasimo.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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