Sovvengavi Uditori la memorabil strage, che fece nell'esercito Romano, il fulmine di Siracusa Archimede. Narrano Plutarco, e Livio prove sì eccelse, di quel Meccanico, che appresso i secoli della posterità, troveranno mai sempre più di maraviglia, che di credenza. Lascio l'istorie, perchè son note. Esagera Plutarco lo spavento, e le sconfitte degli oppugnatori Romani in molte forme: finalmente prorompe, che sembrava, che pugnassero contro gl'Iddei. Scrive quell'altro, Habuisset profectò tanto impetu cæpta res fortunam, nisi unus homo Syracusis ea tempestate fuisset Archimedes. Dunque un uomo solo vecchierello, ed inerme si giudicava equivalente a una squadra di Dei? Dunque un sol uomo era bastante, per resistere (quasi dissi per vincere) un esercito Romano? Un esercito allevato nelle guerre, assuefatto alle vittorie, trionfatore delle Nazioni, corteggiato dalla fortuna, poi spaventato da un uomo solo? Glorioso Archimede, che nelle rovine della Patria ancora, trionfasti nelle lacrime dell'inimico.
Venga la Geometria, la quale dovrebbe stimarsi, siccome veramente è, la madre, e la Regina di tutte le scienze Mattematiche. Dovremmo riconoscere da lei, tutti i giovamenti, e tutti i diletti, che derivano dall'Aritmetica, e dalla Musica, dall'Astronomia, e dalla Meccanica, e dalla Geografia, dall'Architettura, dall'Optica, e da tutte l'altre figliuole subalternate alla Mattematica famiglia. Ma per toccar qualche suo proprio particolare, quante volte ci occorre il misurar la superficie de' campi, e la tenuta de' Poderi?
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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