Nel settimo della Repubblica, e nel Timeo, esalta le Matematiche, con encomio superbo, chiamandole, via d'ogni ingenua erudizione. Nell'istesso soggiugne, che l'occhio dell'anima, il quale negli altri studi s'acceca, solo dalle scienze mattematiche viene recreato, ed eccitato alla contemplazione.
Ma che occorre, ch'io vada numerando le testimonianze dell'antichità, che per esser vecchie son deboli? Abbiamo Uditori, freschissimi, e presenti i motivi, che dovrebbero esser efficaci per isvegliare qualsivoglia più neghittoso, e addormentato ingegno. Nominerò solo l'esempio de' vostri Serenissimi Principi, amatori, e protettori delle Mattematiche; accennerò solo la fresca memoria del nostro famosissimo Galileo, nome benemerito dell'Universo, e consecrato all'eternità. Se l'industria dell'arte, e la fertilità de i campi rendono questa Patria abbondante; se la provvidenza, e l'equità del governo pacifico la fanno felice; se la preminenza d'una favella, e la Monarchia d'una letteratura si degna, la pongono nel soglio della gloria, il solo nome del Galileo era bastante per coronarla di lode, e per renderla immortalmente famosa. Famosa dico anco appresso quelle Nazioni barbare, sopra le quali per l'incapacità dell'idioma, non si estende la plenipotenza litteraria de i tribunali delle vostre Accademie.
Dissi poco Uditori, ma s'io volessi accennare tutto quello, che mi si rappresenta intorno alle Mattematiche, mancherebbe prima l'ordine, che la materia, e perverremmo piuttosto alla nausea, che al compimento.
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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze 1715
pagine 166 |
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