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      In ogni modo, se Annibale volle impadronirsi de' quartieri Romani, gli convenne accordarsi a giusti patti di guerra, i quali furono stabiliti tra di loro, ed anco poi dal Capitan vincitore osservati. Parmi dunque Uditori, d'aver dimostrato quanto grande sia stata l'utilità della fortificazione, anco ne' tempi de' nostri antenati. Nel passato ragionamento, fu discorso della nobiltà, ed eccellenza dell'Arte del fortificare; ora abbiamo trattato dell'utilità, e del benefizio, che da essa, si cava; così andremo obbedendo al comandamento de' Padroni, i quali hanno voluto, che dalla mia inabilità in questo luogo di quest'arte si ragioni. Intanto resta solo, che io di nuovo m'esibisca prontissimo a servir ciascuno, che vorrà imparare i principj della fortificazione; parendomi molto più giovevole l'insegnare i precetti dell'arte, con documenti, e lezioni familiari, le quali ammaestrano, ed erudiscono, che passar il tempo con leggende noiose, pronunziate di quassù, le quali infastidiscono, e tormentano.
     
     
     
      ENCOMIO DEL SECOL D'ORO.
     
      LEZIONE DUODECIMA.
     
      Se la lode, e gli applausi degnamente si convengono alla virtù, non è dubbio alcuno Amici, che al vizio con ogni ragione i biasimi, e le maledicenze si converranno. Pare, che non possano nominarsi senza i meritati encomi, la Giustizia, e la Temperanza, la Mansuetudine, e la Liberalità, la Prudenza, la Tolleranza, e l'altre virtù, alle quali per debito si convengono le benedizioni della fama, e le corone della gloria. Rallegratevi però fortunati compagni; quel secol d'oro, di cui celebriamo le lodi, e rinnoviamo l'usanza, in questo rozzo, ma delizioso apparato, non può biasimarsi, se non da quelli, che non approvano l'innocenza, e non conoscono la virtù. Al contrario poi quell'età sfortunata, che sotto nome di ferro rappresenta il secolo de' tradimenti, e delle crudeltà, non si lodi se non da quelli, che si pregiano del vizio, e trovano nelle miserie i trionfi.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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