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      Se in guerra, avvegnacchè scomposte e non disciplinate sempre da santità di scopo immediato e di mezzi, pure avevano del Romano e del Greco per quel virile intendimento di non cadere ciascuna città dal seggio della peculiare sovranità. Intanto presso gli altri popoli la sola conquista, o meglio l'altrui spogliamento, era quello che li faceva più ricchi: nel dir popolo, dico il principe e le razze privilegiate, che prolificavano in seno al diritto feudale. Perciò questi schiavi in pace, e virtuosi in guerra solo nella difficoltà della brutale forza che superavano; quelli liberi, operosi in pace e virtuosi in guerra anche nella difficile abnegazione di se stessi. Questi raccoglievano il premio del valore nella vittoria, quelli tra le braccia della patria che liberavano. Essendo lo spirito degl'Italiani attento a vegliare il tesoro inestimabile delle municipali loro libertà, in questa vigilanza moralmente vivevano. Nel reggimento a comune tutti avevano gelosa la mente: si deliberava, si giudicava, si bandivano leggi, si libravano le pubbliche ragioni di pace e di guerra, si sperava e temeva per una patria.
      Quella santa cosa, che si chiama patria, non è che il complemento dell'uomo sociale: perciò l'amore della medesima, lo studio a conservarla e ad ingrandirla era negl'Italiani l'amore di se stessi composti in società, era lo studio della propria perfezione, era la individualità, che si ripiegava in se stessa, e doppiamente viveva. Per la qual cosa tutte si svolgevano le forze degli spiriti; si addestravano nella palestra de' pubblici negozî, ed acquistavano quella temperie di nervi, per cui si potettero levare nell'assoluto delle creazioni.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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