Perciò non fu processo nelle loro condizioni sociali: essi furono, e sono nella sintesi delle proprie individualità, ossia nella unità morale. Essi composero, gli altri risolvettero per comporre. Essi peccarono del peccato della moltitudine, gli altri prima del sacrilegio della unità materiale, poi del peccato di moltitudine. Nell'analisi dell'unità materiale è la storia delle rivoluzioni, che comincia dal 1688 in Inghilterra, continua in America, si compie nel 1789 in Francia; nella sintesi delle individualità è tutta la storia Greca ed Italiana.
Un popolo che si solleva al concetto di una patria non per artifizio dei tempi e degli uomini, ma per la virtù della propria individualità, è già su la soglia del soprannaturale. Quel concetto è tutta opera dello spirito, e lo spirito non si arresta nella sua azione. La spiritualità della patria lo educa al soprannaturale, e l'abnegazione dell'individuo per cui è la patria dell'uomo associato all'uomo, lo ammaestra al sacrifizio, per cui è la patria dell'uomo associato a Dio.
Lo spirito che affaticato si posa sul venerando edifizio della patria, è sitibondo di Dio; perchè non può ristare nell'azione; e la morale dolcezza del guiderdone, che risponde all'abnegazione del cittadino, gli è stimolo a cercarne un'altro per l'abnegazione della ragione. Egli si tiene annobilitato e non invilito dal sacrifizio che ha fatto del suo individuo alla patria; perciò non teme di perdere o scemare il tesoro della ragione, sagrificandola all'idea di una patria che si dilaga nell'infinito.
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