Ciò fece Augusto condotto da una legge provvidenziale che non sapeva. Perciò quando Cristo rigenerò il mondo non furono più corone imperiali. L'Impero fu morto; Costantino lo imbalsamò della virtù di Cristo, e lo andò seppellire a Bizanzio.
Da Tiberio ad Augustolo fu un delirio d'Impero in Occidente, perchè lo scoglio che fece intoppo alla diffusione del Vangelo, si fu appunto il trono di Augusto, disonestato dalle più famose tirannidi. I Cesari bizantini farneticarono; perchè nella creazione dello scisma religioso anzichè sommettere all'azione della Chiesa l'umanità materialmente adunata pel solo benefizio della monarchia civile, intrusero nel seno della Chiesa l'umanità rotta e divisa, e fallirono alla sua missione, che era di formalmente congiungerla per eguaglianza di soprannaturali ragioni. Poichè dunque fu compiuta in Augusto la missione di un'impero universale, quanti altri gli successero nell'Oriente e nell'Occidente, non fecero che perfidiare attorno alla umanità, e romperle la via, investita dalla virtù del Cristianesimo, a raggiungere l'unità dello spirito.
Purtuttavia rimase nella mente de' popoli la memoria della signoria del mondo, che ebbe Roma; la maraviglia dei suoi fatti, della sapiente legislazione, che ad un tratto sanava coi benefizi della cittadinanza le ferite della conquista. Questa memoria non si ammogliava a quelli che si chiamarono Imperadori, ma all'idea di Impero Romano, cioè a quella di un diritto consecrato da Dio a rappresentare nell'ordine civile l'unità di un potere universale.
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