A questa idea erano educati dal vedere la teocrazia papale stendere quell'unità di potere nell'ordine spirituale su tutto il mondo cristiano. Ma questo argomento del Pontificato traviò le menti nello studio della potestà civile, stimando questa tanto immediatamente derivarsi da Dio quanto la spirituale; e l'elemento divino fu intruso nel concetto dell'Impero Romano, fu santificato, e levato sul fondamento di una necessità, che non divideva col Pontificato Romano. Rafforzava la popolare idea l'ambizione degl'Imperadori: imperocchè quello che credevano i popoli, consigliati dalla tradizione, e quasi certificati dal pratico giudizio, che dai fatti andava a riflettersi sulle loro menti, credettero ed operarono col rincalzo della forza; e gl'Imperadori bizantini furono tenuti successori di Augusto.
Ma sgombra Roma e l'Italia della presenza imperiale, conquassata dai Barbari, l'idea dell'Impero scemò nelle menti, che non vedevano via ad uscire da tanti mali, nè civile potestà che le scampasse da quel disordine. Oppressi i Romani dai Barbari, nudi di pubblica tutela, si volsero al Papa ed alla Chiesa, donde solo veniva un conforto, solo la difesa non colle armi della forza, ma colla onnipotenza della Religione; e tutti si persuasero che il diritto dell'Impero Romano, impotentemente esercitato dai Cesari bizantini, fosse venuto a posarsi tra le mani dell'Impero teocratico de' Pontefici. Imperocchè da questi la forza della morale conquista de' popoli al Vangelo, da questi la sola sapienza legislativa a comporre la patria dell'umanità. L'Impero dunque morto riposava nella storia, viveva solo non nel mutabile e fallibile diritto degli uomini, ma nel fatto immutabile e infallibile della carità umanitaria della Chiesa.
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