Di ciò non è verbo nel Vangelo, nè lo apprendevano da sacre tradizioni: quel ministero di umano argomento da umana tradizione doveva derivarsi. Roma, avvegnachè caduta del seggio d'imperadrice del mondo, conservò sempre un diritto ad esser tale, riconosciuto anche dai Barbari. Ai tempi più miserabili Roma fu sempre Roma; vale a dire, il capo del mondo, la sede del potere. Perciò feroce e continua la guerra che le fece l'emula Bizanzio; cocente il desiderio de' Barbari di averla in mano, non come semplice città, ma come conservatrice del diritto di una universale dominazione; eterna la sete de' nortici Re franchi e tedeschi di peregrinare a Roma, di ricevervi corona imperiale: nè questi si tenevano veri Imperadori innanzi entrare le mura della Città eterna. Roma era la Terra santa de' Principi, il santo Sepolcro dell'Impero: il visitarlo era un rivestirsi della porpora di Augusto. Vuota del seggio imperiale, nulla le rimase che potesse almeno per personale dignità rappresentare quella idea tradizionale di potenza universale; e nella necessità di avere alcuno che la ponesse ad alto, non solo i Romani, ma tutti i popoli consentivano nel Pontefice come nel dispensatore della imperiale dignità. Era il Papa il solo magistrato in Roma, che Romano era: il clero, il popolo, i patrizî concorrevano alla sua elezione; perciò a lui solo unico rappresentante di Roma dovevano inchinarsi i candidati all'Impero. Adunque il Papa per umana tradizione insiem coi popoli sapeva, in lui riposare quel diritto, e di quel potere usare nel naturale andare de' civili casi, e nella provvidenziale ordinazione.
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