Nella sventura s'incontrò il Papa coll'Italia, e si abbracciarono per sostenersi: ma questa portò sempre la memoria di quella trista incoronazione; e solo a dì nostri possiam dire, che si abbraccino per perdonarsi, perchè sembra che l'ammenda pontificale agguagli il pontificale peccato.
Leone campato per miracolo dalle mani de' nemici, venne a patti con Carlo, promettendogli la corona imperiale, ove avesse voluto difenderlo2, così conta Giovanni contemporaneo. Ma è noto, che prima di questo tempo fossero corse pratiche di questa incoronazione. Nel Concilio tenuto in Roma per condannar Felice d'Urgel fu trattato di questo negozio3; ed è a notare, che il Concilio fu assembrato, praecipiente gloriosissimo, ac piissimo Domino nostro Carolo4. Per la qual cosa vado sospettando, che la congiura del Primicerio e del Sagrestano contro Leone siasi ordita per la mala contentezza che metteva ne' patrizî Romani questa incoronazione di forestiere Imperadore. Il perchè della congiura non è notato da alcuno: perciò io sospetto. Ma comunque andasse il negozio, certo è che tutto il popolo o per amore o per timore de' Franchi gridò col Papa a gola piena Imperadore Carlo.
Leone pensava starsene in sen di Dio all'ombra dell'Impero; pensava che questa suprema potestà civile dovesse accompagnare il Pontificato nella sua universale deputazione di rigenerare il mondo col Vangelo; pensava che innanzi al diritto divino dovesse dappoi sempre inchinarsi la fronte degl'Imperadori; i quali non potendo da altre mani ricevere la corona che dalle papali, sotto queste si tenessero docili, mansueti, contenuti da quello sviscerato amore, che deve portare ogni figliuolo alla madre, dico alla S. Chiesa.
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