Nella mente di Federigo Barbarossa fu questa invenzione.
Adunque nel secolo XII, in che avvennero le cose, che narrerò della Lega Lombarda, il Sacerdozio e l'Impero avevano percorso questi tre periodi. Il primo di scambievole invilimento; il Papato oppresso e fallito della imperiale protezione; l'Impero mal fermo per la imbecillità de' Carlovingi. Il secondo di usurpate ragioni ecclesiastiche, e di papale servaggio per tedeschi Imperadori. Il terzo di fortissima contesa; per cui, per la ristorata disciplina del Clero, il Papa fu vincitore nel fatto, e magnificò il diritto della sua supremazia: l'Imperadore fu vinto nel fatto; ma si affortificò in un diritto, gravido di men violenti, ma più diuturne e consumatrici battaglie. Per le quali cose l'Italia nel XII secolo premuta dalle smisurate ambizioni imperiali per naturale conforto si trovò tutta raccolta intorno alla papale sedia, ed il nerbo della fortissima resistenza al Tedesco le venne dalla divinità del principio, che adombrava il Papa sforzato dalla tirannide, e con esso ogni generazione di uomini che per tirannide sanguinava.
Detto di queste due supreme potestà, che ogni umana e divina cosa muovevano, e che più immediate condussero gl'italiani destini, vengo alla ordinazione politica delle città italiane, ed alla ragione della pubblica amministrazione, in cui trovolle il Barbarossa.
Nel cadere che fece il R. Impero, lasciò qualche cosa in Italia, che romana era, intorno alla ragione della pubblica amministrazione delle città. Al morir della Repubblica, non morirono tutte le istituzioni, che assicuravano la morale esistenza de' cittadini; furono gl'Imperadori, ma fu anche ad un tempo qualche cosa che accennava a certa peculiare vita della città di Roma.
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