Al che si prestavano gli stessi Romani, che non erano, come questi popoli germanici, mobili, erranti a mo' di belve, in guisa che urtati abbandonassero le sedi native, e andassero ad occupare le altrui; essi furono vinti, ma stettero sotto la ferrea legge degl'invasori. Alboino che li conduceva non potette adunar gl'invasi sotto una immediata monarchia, perchè la conquista era lenta e feroce, e i conquistati sempre riluttanti, perchè sospinti a finale esterminio: perciò l'amministrazione del paese invaso dovette multiplicarsi secondo il bisogno, e i moltiplicati amministratori furono come mezzo a fermare i conquistati popoli sotto la brutal forza di un Re, la quale si diceva monarchia. Fu anche un'altra necessità a costituire moltitudine di governanti, che nacque dalla natura dei Longobardi. Questi non erano conquistatori, ma invasori. Le invasioni al certo non sono accompagnate da nissuna ragione di legge e di diritto, ma solo dalla materiale forza degl'individui: quindi nella invasione il terribile diritto dell'invasore fu la preda, diritto che siede su la nuda spada dei più forti. Questi dunque e per costretta volontà del capo, e per la natura dell'invasione dovevano venire incontanente al possesso di una signoria. Ed ecco la moltitudine dei Duchi Longobardi, che ad ora ad ora si lasciava dietro l'esercito invasore; tra questi potentissimi quei del Friuli, di Spoleto e di Benevento. Ben volevano i Re infrenare la potenza di quei Duchi: poco riuscirono nell'intento pe' Duchi più prossimi alla reggia di Pavia, nulla per que' tre anzidetti più lontani e potenti: divennero i Ducati ereditarî. Quindi la monarchia fu assiepata da potentissima Aristocrazia, la quale lungi dal temperar quella a pro degl'invasi, non fece che moltiplicarla in se stessa: e col fatto se non col diritto feudale, fu morto ogni elemento nazionale in Italia.
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