L'assemblea tenuta in Pavia quasi tutta di Vescovi nell'anno 889, che elesse Guido a Re d'Italia a preferenza di Berengario, n'è splendido argomento. I Vescovi obbligarono il nuovo Re Guido a mantenere7 certi capitoli, pe' quali era tenuta in rispetto l'autorità regia innanzi a quella de' Vescovi, quella de' Conti innanzi alle giuste ragioni del popolo. Guido non fu Re, che dopo aver giurato la osservanza di quei capitoli.
Questo confinar con leggi la potenza dei Re in rapporto ai Vescovi, e quella dei Conti in rapporto al popolo recava due effetti, quello di rannodare il popolo ai Vescovi, di accrescere la loro forza, e di educare il popolo alla coscienza della propria dignità, che vedevano riputata degna di leggi che la guarentisse. Così fuori della regia potestà si adunava nelle mani de' Vescovi un'altra potestà, della quale il popolo dapprima non ne fu che elemento, poi partecipe e possessore.
Crescevano i mali: ma procedeva il popolo nella via della futura sua emancipazione. Quel diritto di elezione con tutti i suoi effetti sfiancò i Re; i quali contrastati dagli emuli, o si volgevano per aiuto ai feudatari italiani, o agli stranieri: e nell'uno e nell'altro partito che prendevano, temevano nuovi colpi nel potere. Perchè nel primo insuperbivano i feudatari, nel secondo colle proprie mani si spogliavano della libertà e del potere per farne tributo al chiamato straniero. Guido chiese la corona ai Vescovi, e questi gliela imposero incatenandolo con leggi nell'ufficio: l'empio Berengario volle anche la corona, e si rese vassallo di Arnolfo.
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