Dalla fine della dinastia de' Carlovingi fino ad Ottone I i Vescovi compirono l'opera della loro potenza, e perciò indirettamente aiutarono alla futura emancipazione del popolo. Imperocchè non fu mai periodo di tempo, come quello, fecondo di discordie principesche, di pestilenziali chiamate di stranieri potentati. Queste tempeste flagellavano a morte i Principi, e commovevano i popoli. Erano le guerre tra Guido e Berengario, tra Lamberto, Arnolfo e Berengario; il popolo combatteva; i Vescovi, come non eligibili a regia potestà, ingrandivano su i Conti, si facevano temere dai Re, rannodavano il popolo sotto il loro reggimento ecclesiastico, che aveva tanto del democratico.
Berengario I fu il primo che ad accattare il favore di più grosso potentato, si rendesse vassallo del tedesco Arnolfo nel 888, poi fu Berengario II figlio di Adalberto d'Ivrea, che nel 952 stretto dalle armi di Ottone Re di Germania, vendè se stesso ed il reame ad esso Ottone, rendendosi suo vassallo8. E qui incominciano le dolenti note del tedescume in Italia. Di qua la storia delle irragionevoli ragioni alemanne su questa povera patria, e delle secolari catene, che tanto le strinsero i polsi, e le affogarono la vita dello spirito. Noti però chi mi legge, come Berengario poteva infeudare se e il figlio, non punto il reame, che non era suo. La corona, che recava in testa col figlio, non gli venne sul capo, perchè Adalberto Marchese d'Ivrea lo generò da Gisla figliuola del Re ed Imperadore Berengario: egli col figlio fu eletto e coronato Re in Pavia dai Principi italiani9. Eletti ed incoronati da' medesimi furono tutti gli antecessori di Berengario II, ed anche lo stesso Ottone.
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