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      Perciò la pace non poteva durare tra Re e Conti. Quelli in tirannide, questi in licenza rompevano: ma come quelli al mantenersi sul trono esercitavano la mano e la mente, questi nella indipendenza non ristavano. Il vedere spesso due Re d'Italia ad un tempo fu un bell'ingegno politico de' Conti, perchè quelli tenendosi scambievolmente in rispetto, alleviassero sul loro dorso la potenza, che sarebbe stata grande in un solo Re. Quando neppur questo valse ad imbrigliare il regio talento, come avvenne sotto Berengario ed Adalberto, si volsero agli stranieri; chiamarono il tedesco Ottone. Si apposero meglio tornar loro la obbedienza a Re straniero ma lontano, che ad Italiano presente.
      Ottone non durò fatica a indovinare quel che si passasse nelle teste de' Baroni italiani: e poichè ben altra cosa era la potenza de' Vescovi da quella de' laici, per diverse vie andò loro contra. Intanto il popolo taceva, mentre il Tedesco assestava i colpi sul capo dell'aristocrazia; ma aspettava che gli cadessero nelle mani i frantumi di quelle grandezze. Ottone incominciò dai laici. Egli era straniero, e non potendo stanziare in Italia, non poteva addormir l'animo su la vecchia aristocrazia, di cui conosceva la forza, non ignorava i disegni. Se ne creò una giovane; e come uscita dalle sue mani, affezionata a se stesso, emula della vecchia. Ruppe, sperperò le vaste Marche e Contee, ne moltiplicò il numero, ne scemò la forza. Il territorio delle grandi città fu gremito di rocche e castella; in ciascuno si annidava un Conte detto rurale.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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