La lotta di Gregorio VII con Arrigo fu il tempo ed il destro, per cui il popolo italiano l'afferrò per se. Ma non precipitiamo l'andata.
Morto il III Ottone, gl'Italiani ebbero tempo a sperimentare cosa fosse una signoria tedesca. Dirò altrove di questi nostri padroni, ora basti avvertire che Principi e popolo cominciarono a lamentarne, a stringersi nella persona, come fanno gli appiccati da mordacissima scabbia, succiati nel sangue, e che non possono quietare comunque si volgano. Ottone III, come affermano gli storici alemanni, era il fior de' Principi; eppure, perchè Tedesco, come si sparse la voce della sua morte, que' soldati, che se ne portavano in Aquisgrana il cadavere, dovettero cammin facendo colle armi in due battaglie cessare la furia degl'Italiani, che sopraffatti dall'odio, volevano disfogarlo sui vivi e sul morto. Non più Tedeschi: crearono Re in Pavia Arduino Marchese d'Ivrea. Ma Arrigo successore in Germania di Ottone, volle anche essere Re d'Italia: ve lo tirava quello scettro d'oro che si fece consegnar Berengario. Battagliarono l'italiano ed il tedesco Re: quegli fu vinto; imperocchè ponendo mente alla gelosia che portavano i signori laici alla prepotente cheresia, Arduino sicuro nella regia potestà, disfogò quella troppo presto, e alla brutale. Quell'afferrare pe' capelli, ed atterrare ai piedi il Vescovo di Brescia, narrato da un Tedesco, se non fu tutto vero, fu almeno un malvaggio trovato, cui dava corpo la superbia del Re verso i signori chericali14. Egli fu abbandonato dai Principi e dai Vescovi, ne' quali l'odio allo straniero fu sopraffatto dalla gelosia dell'aggrandito Marchese d'Ivrea.
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