Pace non poteva essere. Gelosi i primi, ambiziosi i secondi: e nella guerra tra questi signori, è chiaro, che l'inferiore aristocrazia doveva piegarsi verso il popolo e prenderselo in aiuto. Stavasene alla testa di questa gerarchia feudale quell'Ariberto Arcivescovo di Milano chiamatore di Tedeschi. Con mano di ferro governava, succhiava, opprimeva. L'imitavano i Magnati; fremevano i Valvassori. Un di costoro fu violentemente spoglio di certo feudo: fu scintilla all'incendio. Si strinse a parlamento con gli altri Valvassori; fermarono ribellare ai Magnati, all'Arcivescovo, e sostenersi colla forza. Commossero il popolo, che Dio sa qual vita menasse con questa piramide sul collo di Valvassori e Magnati, lo armarono, e nel bel mezzo di Milano si chiusero a battaglia contro l'Arcivescovo. Vinti, ne uscirono: ma la loro sconfitta fu il principio della libertà del popolo. Imperciocchè i fuorusciti levarono a rumore anche i popoli della Martesana e del Seprio contro i loro Conti, e si collegarono ad essi. Vennero anche in loro aiuto i Lodigiani, i quali portavano pessimo animo verso l'Arcivescovo di Milano, il quale, tra gli altri, aveva ottenuto da Corrado il privilegio di creare il Vescovo di Lodi. E qui è da avvertire, che come nel X secolo non si parlava di popoli, ma di Duchi e Marchesi, ne' fatti che avvenivano in questa superiore Italia nel XI incominciano a comparire attori essi popoli. Così leggiamo, che i Pavesi sostenessero la guerra; i Lombardi si unissero agl'insorti Valvassori, e va discorrendo.
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