Mentre questi così bene affortificati si ponevano in sul tornare a Milano, l'Arcivescovo con poderosa oste venne a scontrarli tra questa città e Lodi. Furiosa battaglia; incerta la vittoria17. Ma la morte dell'alleato Federigo Vescovo di Asti scemò gli spiriti ad Ariberto, il quale supplicò Corrado a venire in Italia, perchè i popoli erano in tumulto con molto discapito della sua regia dignità. Ed eccoti in Milano il Tedesco: Magnati e Valvassori gli furono attorno assediandolo di lamenti: l'un contro l'altro si esercitavano in amare doglianze; tutti contro l'Arcivescovo. La feudalità composta alla tedesca recava ormai il frutto. Il Tedesco godeva di quelle discordie; e come cavalcando colla mente un gran pensiero, rispondeva: provvederebbe a tutto in una Dieta da tenersi in Pavia. Intanto corse voce che i Lodigiani avessero ottenuto dall'Imperadore l'abrogazione di quel privilegio, per cui l'Arcivescovo di Milano fosse il creatore de' loro Vescovi. In un tratto Magnati, Valvassori, Valvassini, popolo posero giù gli sdegni, non furono che un sol cuore tutto sdegno per la privazione di quel privilegio, proruppero in contumelie contro la reverenda persona di Corrado. Questi tenne per fomentatore di quegli scandali Ariberto: lo imprigionò. Ecco come incominciava a torregiar nelle menti l'amor del comune. Nel basso dell'animo le ire, la vendetta, per la traformata potenza feudale; in cima il pensiero della patria. Il solo diritto dell'Arcivescovo nemico di creare i Vescovi lodigiani perduto, fu creduto danno della patria comune; e bastò a riamicare gli spiriti, e volgerli di conserto contro colui, che dannificava il comune.
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