A chi guarda l'Italia nel secolo XII questa si para in tre parti distinte per tre ragioni di governo, che si andavano raffermando. La inferiore o meridionale parte, che è oggi il reame di Napoli, si adunava nelle mani di Ruggiero primo Re di Sicilia, e si reggeva a monarchia: Roma colla signoria, che donarono i Franchi a S. Pietro, obbediva al Papa; ed era tra la teocrazia e la Repubblica; la superiore, o settentrionale parte sciolta di freno principesco, libera ed a rimbalzo si ordinava in moltitudine di Repubbliche. Il diritto del conquisto sorreggeva il trono del Normanno, il divino quello del Papa, la ragion dell'uomo la giovane libertà Lombarda. A tutti minacciava l'Impero: la Sicilia e Napoli per le transitorie conquiste di Carlo Magno; a Roma per ragion feudale; ai Lombardi per vecchia consuetudine di principato. Ma tutti eransi dall'Impero francati; Ruggiero colla forza delle armi, il Papa con quella di Dio, i Lombardi colla virtù del senno e della mano: e tutti avevano nella forza del diritto onde munire la propria indipendenza a petto del Tedesco. Due principati e molte Repubbliche si affortificavano in quel suolo per tutta Italia; e nella fatica della propria ordinazione, attenti, ma confidenti guardavano alla lontana Germania.
Dei principati quello che veramente stringeva il nodo al collo del Tedesco, era il papale. Non nelle città e nelle castella aveva le radici del potere, ma nella virtù dello spirito intangibile dalla brutal forza; non era altezza che lo raggiungesse a ferirlo.
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