Dopo avere per quattro anni con varia fortuna osteggiata Lodi, sorretta dagli sforzi di Cremona e Pavia, nell'anno 1111 a dì 24 di Maggio, stremati per fame e fatiche i Lodigiani, se ne impadronirono. Smantellarono le mura abbruciarono le case, e condussero i miseri cittadini ad abitare sei distinte borgate, assoggettandoli a durissima legge. Corsero quarantasette anni da quel soqquadro fino a che non risorse una novella Lodi poco lungi dalle rovine della vecchia. Inabbissata Lodi, dopo sette anni un atroce fatto mosse Milano a guerreggiare Como. Non volevano i Comaschi certo Landolfo da Carcano, milanese, a loro Vescovo, perchè intruso da Arrigo IV Imperadore, tenendosi contenti del legittimo, di nome Guidone. Cacciatolo, andarono ad assalirlo nel castello di S. Giorgio, e l'ebbero nelle mani: ma traportati dal furore, misero a morte due suoi nipoti, Ottone Capitano della città di Milano, e Lanfranco. Le vedove degli uccisi recando le loro insanguinate vesti, vennero a farne una pubblica mostra nella piazza di Milano; e con molto pianto e lamenti chiedevano vendetta degli ammazzati mariti. Suonavano in quel punto le campane ai divini uffici, vi accorreva il popolo: ed eccoti alla porta della chiesa l'Arcivescovo Giordano, arrestare i fedeli, abbarrare gli usci ad interdetto, e gridare, non avrebbeli riaperti innanzi che non avessero colle armi vendicata l'oltraggiata patria. Infiammarono a vendetta i Milanesi le parole di quello indegno ministro di pace, e per dieci anni si tennero in armi contro Como.
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