La misero a sacco ed a sangue; poi investiti dall'esercito comasco, vennero sconfitti. Questo inviperì vieppiù gli spiriti, e nel tornare che fece Milano alle offese, si parò la grande sua potenza. Imperocchè Cremona, Brescia, Bergamo, Vercelli, Asti, Novara, Verona, Bologna, Ferrara e Guastalla, le spedirono in aiuto le loro genti d'armi: le quali città le si accostavano più per timore che ne avevano, che per abbassar Como, che non era tanto formidabile. Anche Pavia mandò le sue milizie ad aiutare Milano; segno che questa era giunta a starle sopra, ed a tenerla in rispetto. Così messo in piedi un poderoso esercito l'anno 1119, i Milanesi strinsero di assedio la città di Como e i due affortificati sobborghi di Vico e Coloniola. Non è esempio di virtù militare nelle storie del medio evo, che eguagli quella de' Comaschi: per quasi un decennio difesero animosamente la loro patria. Erano avanzati dagli avversi nel numero delle milizie, e nell'arte della guerra; perchè Pisani e Genovesi (quelli peritissimi nell'arte di cavar mine; questi nel costruire ingegni da assedio) erano per Milano. Tuttavolta furono saldi nelle loro mura, vittoriosi nelle sortite, e con incredibile costanza di spirito si videro tener fronte ai Milanesi, e alle ribellate borgate di loro dominio per terra e per le acque de' laghi di Como e Maggiore. Al certo non duravano le ostilità per tutto l'anno: incominciavano a primavera, sostavano al verno. Ma poichè il campeggiar de' nemici durava nella state, tutte le loro messi andavano in perdizione o in potere de' medesimi.
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