Aguzzi gli occhi, e di scaltro riguardo; bello il naso e la bocca, rosso il color delle carni, spesso acceso quel delle gote; e ciò, dice Radevico, non per ira, ma per verecondia. Maschio e toroso in tutte le altre parti del corpo, e nell'andare e nella voce virile quanto un Tedesco. Aveva le membra esercitate alla fatica delle armi in guerra, in pace a quelle della caccia, di che era perdutamente vago. A quella era stato usato fin dai primi anni dal padre, osteggiando certo Conte di Woltarthausen, ed un altro di Zaringa, e nella giovinezza nella infelice spedizione di Corrado III in Levante contra gli infedeli38; alla caccia si dava tutto negli ozi della pace, perciò manteneva grande numero di cani, cavalli, falchi, nell'educare i quali, ed usarne non era chi lo avanzasse. Traeva coll'arco a maraviglia. Rispondeva l'animo alla virilità del corpo; e come poco o nulla rammollito dalla gentilezza delle lettere, aspro, superbo, rotto agli sdegni, incorrigibile dalla pietà. Non sapeva di latino; la favella tedesca era la sola che parlava. Assaporato ben per tempo il dolce della gloria, la quale appresso i Tedeschi non veniva che dalla forza trionfatrice della forza, amava ed anelava alla guerra. Levato, oltre alle sue speranze, agli onori del trono, gli spiriti marziali si maritarono in lui ad una sterminata ambizione; per cui con tutti gli sforzi della mente si dette ad incarnare l'idea dell'Impero Romano. Quelli che afferrano una corona o per benignità di fortuna o per violenza, non conoscono modo nella beatitudine del potere: lo vogliono tutto in pugno, non quale debbe essere, ma quale lo appresenta loro la furiosa libidine che li punge.
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