Primo poi alle lamentazioni fu Guglielmo di Monferrato invelenito contro la città di Asti ed il borgo di Chieri, che francati in libertà e reggendosi a comune, tribolavano il Marchese ed i suoi vassalli, per ridurlo sotto la loro protezione. Entrarono i Lodigiani e i Pavesi a piatire contro Milano. Ma questa volta era chi rispondesse contra. Oberto dell'Orto e Gherardo Negro Consoli milanesi erano venuti a Roncaglia a calmare l'animo di Barbarossa, promettendogli un annuale tributo di mille marche di argento, oltre ad altre sei mila che gli recavano in dono. Fu molto agitata la ragione da ciascuna delle parti: Federigo prestava orecchio a tutti, e lasciava che si accapigliassero a lor piacere, per conoscer nella lotta la parte più debole, a rilevarla contro la più forte. Consueto artifizio de' prepotenti in paese diviso. Se ne chiarì subito: poichè, eccetto Como e Lodi, che rodevano il freno di Milano, solo Cremona e Novara tenevano per Pavia. Al contrario Cremona, Brescia, Piacenza, Asti, Tortona apertamente si dichiararono per Milano. A Pavia adunque era a darsi di spalla per fiaccar Milano: e questo fermò celatamente nell'animo Barbarossa, dicendo a tutti parole di pace. Tutto chiuso nella maestà di Re e di giudice confortò a porre giù gli sdegni colle armi: e comandò che gli venissero consegnati i prigionieri pavesi e milanesi fatti nelle ultime guerre. Così senza far trapelar cosa di quell'odio che gli rodeva il fondo del cuore, i prigionieri milanesi addivennero statichi in sua balia48.
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