Così tra le sortite degli assediati, e le batterie delle mura si passò tutta la quaresima. Volle il Barbarossa che ne' quattro dì precedenti la Pasqua si ristasse dalla guerra, e fu silenzio d'ambe le parti. Nel Venerdì santo si aprirono le porte della città, e ne uscirono in lunga processione i cherici ed i monaci in sacre vestimenta, recanti innanzi le croci ricoperte di gramaglia, e con molta mestizia di aspetto scendevano ai regi alloggiamenti a chiedere mercè per la conquassata città. Non erano deputati a ciò. Ma come Federigo gli ebbe scorti da lungi, non permise che gli si accostassero, e spedì a respingerli alcuni Vescovi. A questi i supplicanti fecero un pietosissimo pregare, perchè il Re volesse lor perdonare il fallo dell'altrui fellonia. Si dissero stranieri alla patria combattente, per accattare il favore. Indecorosa fiacchezza; nulla di bene ottennero da Federigo, vitupero da' Tortonesi. Avevano costoro in quel tempo costruito altre macchine da lanciare, con cui al primo ripigliar delle offese ruppero quelle de' nemici; e davan vista di tenersi più lungamente combattenti su gli spaldi. Così sarebbe avvenuto, ove fossero stati soli Tedeschi al di fuori. Ma dentro era la fame e la sete, che consumava. Fortissimi gli animi, ma stracchi i corpi ed in necessità di tutte le cose, fu pensato alla resa. Ed anche in questo era ad andar cauto, perchè a covrirsi dalle perfidie del furibondo Tedesco non bastava la santità dei trattati. Fu spedito dalla città certo Bruno Bagnolo Abate Chiaravallense a Federigo a trattar della resa.
| |
Barbarossa Pasqua Venerdì Federigo Vescovi Federigo Tortonesi Tedeschi Tedesco Bruno Bagnolo Abate Chiaravallense Federigo
|