Era quegli uomo tenuto in voce di santità: ed in questa meglio che nella obbligazione dei patti giurati si confidavano i Tortonesi di ritrovare guarentigia dopo la resa. Ottenne il venerando messaggio salve le vite, e tanto delle sostanze quanto ciascuno poteva recarsi in collo, uscendo di città. Ma non appena fu messa dentro l'oste tedesca, che Federigo si gittò dietro ogni promessa. Avrebbe dovuto alla ira della vittoria sottentrare l'ammirazione ed il perdono, al primo vedere que' generosi logori, e quasi morti dalle fatiche e dalla fame, capaci di sì smisurata virtù. Non vi fu sangue, ma sacco e rovina. Tutto andò negli artigli del vincitore; abbattute le mura e le torri, soppiantate le case; Tortona fu inabbissata. Di che accorò tanto quel santo Abate, il quale aveva trattata la resa, che a capo a tre dì se ne morì di dolore57.
Pochi Italiani che avevano rattenuto innanzi a Tortona un esercito di 12000 cavalieri e 5000 pedoni per sessantadue dì, ed avevanlo assottigliato di numero in molte fazioni, resisi per fame e per sete non per forza di armi, rendevano un preclaro testimonio del come si fossero già virilmente ritemperati gli animi italiani educati dalla onesta libertà; e facevano argomentare della vanità degli sforzi imperiali, se fossersi uniti a ributtare giogo tedesco. La difesa di Tortona fu nobilissimo fatto, il quale come non si lordava di alcun vizio, bastava solo ad indirizzare gli animi a quella virtù, che un giorno doveva affratellare le discordanti Repubbliche su le rovine della temuta Milano.
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