Io non so che si pensasse Federigo di quell'assedio: aveva sprofondata Tortona; e ciò era tutto. Aveva l'animo fitto alle corone. Se ne andò presto a prenderne una, quella italica, in Pavia. Grandi feste e baldorie in questa città si fecero per la incoronazione del Barbarossa e per la distrutta Tortona. Pubblici banchetti furono imbanditi a festeggiare la vittoria degli stranieri: ed i Pavesi banchettarono con loro58. Mosse tosto Federigo, e con lui tutto l'esercito, per alla volta di Roma a prendere corona d'Imperadore. Ne moriva di voglia. Valicò l'Appennino, senza che in Toscana e per le altre città Lombarde fosse alcuno che gli impedisse l'andata.
Ma intanto i generosi fuorusciti di Tortona dato un addio alla infelice patria, che era messa tutta in soqquadro, colle mogli ed i figli andarono a Milano, recando sui pallidi volti, e le insanguinate persone la storia delle molte fatiche e dolori patiti per tenerle la fede. Non è a dire quanta pietà mettesse negli animi milanesi la loro vista. Fu tosto messo e vinto il partito della riedificazione di Tortona a spese della città. Barbarossa lasciava Pavia, e già le milizie di Porta Comacina, e Porta Nova per decreto del popolo di Milano uscivano di Piacenza, ove erano state di presidio, e con un cinquanta Tortonesi accorsero a rilevare la smantellata città. Poi sottentrarono a queste le milizie di Porta Vercellina e Romana; le quali con incredibile ardore si posero all'opera, incominciando dal rinnovare le fosse, a difesa di qualche assalto de' Pavesi.
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