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      Si avvicinò a Spoleto.
      Questa città reggevasi a comune, aveva i Consoli. Era benissimo affortificata di mura, e di una grande quantità di torri. La qual cosa mise tanta fidanza nei cittadini, da beffarsi della potenza tedesca. Lo addimostrarono co' fatti. Certo Conte Guido Guerra, uno de' maggiorenti di Toscana, tornando di Puglia da una ambasceria, cui l'aveva deputato Federigo, stando in città, fu da essi menato in prigione. Richiesti di ottocento lire a titolo di fodro imperiale, non avevano voluto sborsarle. Federigo andò loro contro con tutta l'oste.
      Gli Spoletini non lo aspettarono; ma gli uscirono incontro guerreggiando alla leggiera con archi e frombole: ne seguì una calorosa mischia, in cui reggendosi quelli fortemente, Federigo li fece con molto impeto urtare dalla cavalleria; che li ruppe e li rispinse a riparare in città, nella quale insiem co' fuggenti entrarono anche i nemici. Fu quello l'ultimo dì di Spoleto. Manomessa tutta la città e saccheggiata. I cittadini che non perirono nella zuffa, a sottrarsi al taglio delle spade, si rifuggirono in un vicino monte, donde videro per mano di que' boreali data miseramente alle fiamme la loro città. Il fetore de' cadaveri allontanò dal territorio spoletino l'esercito guastatore. Il quale, come Dio volle, giunto alle spiagge dell'Adriatico, ad un cenno che n'ebbe da Federigo, si sciolse, e per diverse vie se ne tornò in Lamagna72.
      Rimase l'Imperadore con un sol nodo di gente, che a mala pena gli potevano assicurare il ritorno a casa sua, massime, che tutto il sangue sparso, e le bestiali azioni avevano concitato a sdegno gli animi italiani.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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