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      Non si arresero i Consoli; e minacciavano. Ben sessanta Lodigiani, e tra questi il loro Vescovo Lanfranco, si recarono in Milano a pregare l'Arcivescovo Uberto, perchè si adoperasse a sottrarli da questa legge, e nulla ottennero. Si strinsero attorno a due Cardinali, che andavano Legati oltralpe, e che appunto in que' dì davano per Lodi, e con ogni più pietoso argomento confidarono ad essi le loro sorti, e gli invocarono protettori contro l'irata Milano: ma i loro ufficî avvegnachè caldi, cessarono colla loro partenza. Allora avvenne un lagrimevole fatto, che magagnò di un brutto vitupero tutta la gloria che conseguirono i Milanesi in quei fortissimi studî di propugnata libertà. Si levarono contro ai Lodigiani, a rapir loro una patria che non ancora levava il capo dalle sue rovine. Misero a sacco ed a fuoco que' sei sobborghi in che tutta era la città, spiantarono gli alberi del contado, atterrarono le castella, e appuntarono le spade ai reni dei miseri cittadini, sospingendoli fuori di quel caro nido. I quali sì crudemente tempestati si raccolsero nel castello di Pizzighettone sotto la protezione di Cremona. Ma neppure vi trovarono requie, che anche da quel ricovero sarebbero venuti a turbarli i Milanesi, ove non avesse volti questi a pensare a se stessi il sopraggiungere dell'oste imperiale81.
      Detto di Milano, principale sostegno delle repubbliche Lombarde, che si parava ad accogliere le vendette di un furibondo Imperadore, vengo al Romano Pontefice, che nella gloriosa battaglia delle Repubbliche contro Lamagna con paternale carità di ufficî stette a propugnacolo della libertà d'Italia e della Chiesa.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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