E pur devi, proseguiva, o figliuolo, recarti alla mente, con quanta cordial gioia, è già un anno, ti accogliesse la sacrosanta tua madre la Romana Chiesa, levandoti a cima di dignità, onorandoti dell'imperiale corona, e studiando il come non contrastare in checchessia la tua volontà. Nè per fermo c'incresce punto questo esserci tenuti tanto legati al tuo volere. Anzi sarebbe per noi una ventura, se potessi dalle nostre mani, ove fossero, ricevere anche più grandi beneficî, pel molto bene che ne verrebbe a noi, ed alla Chiesa di Dio. Ora questo tuo chiudere degli occhi su di un tanto delitto, che disonora la Chiesa e l'Impero, conduce a temere, che non sia consiglio di alcun malvagio seminator di zizania, il quale t'abbia invelenito l'animo contro di noi, e la clementissima tua madre la Romana Chiesa» Conchiudeva, raccomandandogli caldamente i due Legati85.
Vennero questi a trovare l'Imperadore a Besanzone, ove era andato a prendere il possesso del reame di Borgogna. Era perciò colui nel più grande splendore della sua possanza. Inchinato dai suoi vassalli, e da una moltitudine di Romani, Pugliesi, Veneziani, Lombardi, Francesi, Spagnuoli, Inglesi accorsi o per trattar negozi, o per corteggiarlo: si menava gran festa per la città e si facevano tutte quelle pazzie, che sempre si faranno, quando apparisce un Imperadore: tutto pareva che gli dicesse, essere un vero successore di Augusto. Non potevano giungergli più importuni i Legati di un Papa, cioè di un signore, che non riceveva da lui la corona, e che poteva imporgli legge di giustizia, massime che l'animo dentro gli rimordeva, e lo pungeva desiderio di vendetta, per le papali amicizie rannodate col Malo di Sicilia.
| |
Romana Chiesa Chiesa Dio Chiesa Impero Romana Chiesa Legati Imperadore Besanzone Borgogna Romani Pugliesi Veneziani Lombardi Francesi Spagnuoli Inglesi Imperadore Augusto Legati Papa Malo Sicilia
|