Per la qual cosa non volle onorarli di pubbliche accoglienze: ma trattosi in secreto oratorio coi maggiorenti dell'Impero, si fece innanzi introdurre i due Cardinali. I quali consapevoli del personaggio che rappresentavano, con queste recise parole accompagnarono la profferta delle lettere, volti a Federigo - Vi saluta il reverendissimo nostro Papa Adriano, e il corpo dei Cardinali della S. R. Chiesa: quegli come padre, questi come fratelli - Questa fraterna eguaglianza de' Cardinali con un Imperadore incominciò ad annugolare l'animo di questo e de' Principi. Ma per sapere il perchè poi rompessero in selvaggio furore, al sentire quel che recava la papale epistola, è mestieri premettere, come Federigo e i suoi erano tornati di Roma forte scandolezzati, e con sinistro giudizio dell'ambizione de' Papi. Avevano visto nel Palazzo Lateranense certo dipinto esprimente l'Imparadore Lotario gittato ai piedi del Papa con questa scritta:
Rex venit ante fores, jurans prius Urbis honoris,
Post homo fit Papae, sumit quo dante coronam.
Questa visione punse al vivo la tedesca superbia: quell'homo valeva vassallo. Lamentatosene il Barbarossa, Adriano promise di contentarlo, facendo radere la irriverente pittura. Però egli ed i suoi ne portarono fitta nella mente la memoria: infatti nell'udire come nelle lettere il Papa desse il nome di Beneficio alla corona che gli aveva imposta, gli venne innanzi la Lateranense pittura, e non dubitò, sotto il vocabolo Beneficio annidarsi la significazione di Feudo, e perciò lui essere un Vassallo della papale sedia.
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