Non mi domandi il lettore come impennasse Federigo e che rumore levassero i cortigiani: egli si teneva signore del mondo, ed era Tedesco. Si appiccò una focosissima disputa, nella quale Rolando uscì innanzi pettoruto con queste parole - E da chi mai terrà egli l'Imperio, se nol tiene dal Papa? - le quali non ebbe finito di pronunziare, che Ottone Conte Palatino di Baviera gli si avventò sopra, e fu ad un pelo che non gli spiccasse il capo dal busto con un fendente di spada. Se non che Federigo fu a tempo a frapporsi, sottraendo la inviolabile persona del sacro ambasciadore a quelle furie, comandando ai Legati in poche ore lasciar di tratto la Germania; e a recare a pubblica contezza l'avvenuto, mandò intorno lettere tutte piene di solenni menzogne. Imperocchè dopo avere manifestata l'alterigia de' Legati e del Papa, e tutte le malizie di che era piena la voce Beneficio, afferma, aver rinvenuto presso i Legati altre lettere e bianche pergamene col sugello papale, in cui potevano a lor talento provare qualunque più scellerata cosa loro talentasse, e spargere per le tedesche chiese a spogliare, altari, a rapir i sacri vasi e le croci, a farne bottino; perciò, affermava, averli cacciati incontanente dal regno86.
Tornati i due Cardinali Legati in Roma, non è a dire se lamentassero le brutali accoglienze ricevute in Germania. Adriano si metteva in punto di Pontefice sommo, a punire una così plebea violazione della ragione di Dio e delle genti: gli era alle spalle Guglielmo poderoso alleato, a fronte Milano con le lombarde repubbliche.
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